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SALT
Salt è un progetto il cui concept è figlio della necessità.
L’obiettivo era di mantenere un costo incredibilmente contenuto della materia prima da fotografare
e della modalità di scatto con un progetto interamente in studio (che è stato il tavolo della mia cucina).
L’ambiente in cui stavo scattando mi ha dato l’illuminazione.
Il sale è un solo, unico, comune denominatore per tutte le culture gastronomiche mondiali, un gioco per bambini
(la pasta di sale), ha capacità conservativa ma anche distruttiva (pensiamo alla disidratazione dei cibi
e a quanto uno stabile sul mare abbia bisogno di manutenzione), è insita in esso la proprietà di assorbire liquidi
e di trasformare le texture, la possibilità di essere rimodellato infinite volte in maniere differenti e in forme malleabili, plasmabili. Ha rappresentato nella storia perfino il denaro (il salario), ed è contenuto in grandi quantità nel mare,
un paesaggio naturale che vedo fin da bambino.
Ho quindi deciso di farne una monografia esplorando alcune manifestazioni in cui
lo conosciamo. Sperimentazioni con un approccio pop nello scalare le dimensioni delle strutture e nell’utilizzo
dei packaging industriali, creazione di testo e immagine, rappresentazione di scenari forti nell’immaginario collettivo.
Ho sfruttato le somiglianze e le analogie cercando di ingannare l’occhio, arrivando in questa lettura analitica e creativa all’incomprensibilità e alla provocazione. Le parole chiave sono state ossessione e sovrapposizione
nel far trasformare il sale in tutto e tutto in sale.
URBAN FLÂNEUR